Il lievito rosso è il microrganismo che attiva la fermentazione nel riso rosso il quale, una volta fermentato, può essere utilizzato proprio per tenere sotto controllo la quantità di colesterolo presente nei vasi sanguigni. L’origine del nome è facilmente intuibile: ad opera del lievito rosso anche il riso assume questa particolare colorazione e cambia anche consistenza rispetto a quello che siamo abituati a vedere nelle nostre cucine.
Il riso rosso può essere utilizzato comunemente in cucina per preparare diverse pietanze, ma può anche essere assunto sotto forma di fitoterapico: i suoi principi attivi, estratti e opportunamente trattati, possono infatti essere un valido integratore per coloro che presentano alti livelli di colesterolo e di trigliceridi nel sangue. Attenzione però: il suo effetto si somma a quello delle statine, i medicinali comunemente usati per questo tipo di problema, per cui se si assumono questi farmaci sarebbe buona cosa parlarne con il medico.
Rischi legati a colesterolo e trigliceridi alti
I trigliceridi sono i maggiori componenti del nostro tessuto adiposo: il grasso che l’organismo accumula come riserva di energia e per proteggerci dal freddo è dunque costituito principalmente da questo elemento. Svolgono dunque una funzione importante, quantomeno quando sono nella corretta quantità: quando invece sono presenti nel sangue in concentrazioni eccessive comportano un serio rischio per l’apparato cardiovascolare. Solo una piccola parte dei trigliceridi viene prodotta dal fegato, quindi la più cospicua fonte di introduzione nel nostro organismo è da attribuirsi alla dieta.Alti livelli di trigliceridi, specie se collegati ad altrettanto alti livelli di colesterolo LDL e a bassi livelli di colesterolo HDL, rappresentano un importante rischio cardiovascolare. Dieta corretta, movimento e - se necessari - integratori naturali possono aiutare a tenere sotto controllo il problema.
Se ad alti livelli di trigliceridi si accompagnano alti livelli di colesterolo LDL (il cosiddetto colesterolo “cattivo”), magari accompagnati da bassi livelli di colesterolo HDL (il cosiddetto colesterolo “buono”), il rischio cardiovascolare si alza in modo sensibile.
Familiarità, sovrappeso o obesità, un eccessivo consumo di zuccheri, ipotiroidismo, abuso di sostanze alcoliche, alterazioni di fegato, pancreas e reni, ma anche alcuni farmaci possono essere alla base dell’ipertrigliceridemia, quindi della presenza di una quantità di trigliceridi nel sangue più alta di quella ottimale.
Non potendo intervenire su cause quali la familiarità o la presenza di patologie, uno stile di vita sano e attivo e una dieta bilanciata, oltre che la limitazione o l’eliminazione degli alcolici, sono il primo consiglio per coloro che vogliono riportare i livelli di trigliceridi e colesterolo nel range ottimale. Anche il mantenimento di un peso corporeo nella norma è di grande importanza da questo punto di vista.